La fantasia, che tanto facilmente è disposta vedere in questi luoghi, di sí remota ed oscura antichità, vivi e presenti quegli antichi uomini che li abitarono e li resero illustri, invece della trista solitudine e della desolazione in cui sono ora abbandonati, mi mostrava un quadro, solenne egualmente, ma pieno di moto e di vita. Vedeva l'alta scala coprirsi di monaci d'età diverse, vestiti dell'abito di san Benedetto, che scendevano con cerei accesi ad incontrare Bernardo loro abate ed il pontefice san Leone IX, che, finito il Concilio di Vercelli nel 1050, passando in Francia visitava la loro Badia. Il successor di san Pietro mi parea mostrasse nel volto pallido e sereno, con lunga barba e capelli di neve, la tranquillità d'una virtú per lungo esercizio passata in natura, se non che forse le cure sofferte per combattere l'eresia di Berengario avevano lasciato sul suo ciglio qual cosa ancor di terreno. Benedisse i religiosi, ed ascendeva l'erta scala attorniato da pochi prelati, e tutti, secondo l'uso del tempo, il capo coperto dal largo cappello con lunghi fiocchi intrecciati, che ora soltanto vediamo coprire le armi dipinte de' cardinali e de' vescovi. Ricche pelliccie adornavano le tonache dell'abate Clusino e de' principali fra i monaci, segno di loro ricchezza se non di rigida disciplina. Seguivano i marchesi di Susa, di Avigliana, ed i circonvicini baroni, che riconoscevano il supremo dominio della Badia, ne' loro abiti militari, che le discordie civili, le irruzioni de' Saraceni di Frassineto, e d'altre barbare genti rendevano d'uso pressoché giornaliero: la maglia di ferro adattandosi alle robuste membra di quei baroni ne mostrava le erculee forme; una sopravvesta ricamata dell'impresa d'ognuno scendeva fin sotto il ginocchio; dalla cintura pendevano lo stocco e la daga: e la parte superiore
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