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      S'alza intanto fra le colline di Rivoli un nuvolo di polvere; alcuni balestrieri a cavallo si scagliano a briglia sciolta fra la gente d'arme, gridando: - Ecco il nemico! - In un punto ogni cavaliere è sceso di sella: da' sergenti riceve la ricca briglia del suo maggior cavallo, del caval di battaglia: fissa fra gli alti ferrati arcioni, chiusa negli elmi, la lancia alla coscia, s'avanza la formidabil gente, uomini e cavalli carichi, suonanti di ferro.
      Nel muro della Badia, che mira in fondo alla valle, è una finestra sostenuta in mezzo da una sottil colonna: i primi raggi del sole entrano nell'umil cella d'un monaco. Siede egli ad un picciol desco; regge colla destra la fronte a trent'anni già calva; colla sinistra volge lentamente i fogli d'un gran volume coperto di ricchi colori e di miniature dorate. Le mobili sue labbra mostrano ch'ei legge e prega, ma il guardo ha certo che di torbido: le nere sue ciglia si contraggono: immoto è il labbro, dacché gli cadde l'occhio sopra una ricca pittura, che serve d'ornato all'iniziale d'un capitolo. Vi si dipinge un'arme, e sotto di essa san Giorgio cavaliere, che uccide il drago ai piedi della donzella.
      Quest'impresa, che il monaco serba ora soltanto dipinta sull'antico libro di preci, coprí per quasi due lustri il suo scudo, quando in età piú lieta era tenuto il piú franco, il piú gentile cavaliere di tutta Francia. La voce dei re d'arme, le ballate dei trovatori facean chiaro il valore e la cortesia di Arnaldo dalla rosa.
      Secondo figlio d'un potente barone dei contorni di Noyon, ebbe cuore, ebbe pensieri diversi troppo dai costumi di quella età. Amò Isoletta figlia d'un povero fante, che vide alla festa delle rose coronata regina.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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