- Ora voi vedrete!
Ed al primo tratto, ove neppur sembrò impiegasse tutte le sue forze, strappò le funi, che gli caddero ai piedi, e che raccolte tutt'in un punto, alzò quanto poteva alte sul suo capo, mostrandole alla folla, che schiamazzando applaudiva.
- Hai tenuta la tua promessa. A me tener la mia! Frastrado! - gridò il cavaliere accennando, sulla testa della moltitudine, ad un uomo lontano.
- A me, Frastrado!
Lo scudiere spinse il cavallo ove il popolo s'apriva a dargli il passo, e giunse vicino al suo signore.
- Compra quello schiavo col padre suo, e sia qual moneta si voglia. - Cosí detto, volse il cavallo ed uscí dalla folla.
Lo scudiere accennò che farebbe ed entrò tosto in parole con quello che era guida degli uomini del castello: ma alla prima si trovaron discordi, affermando costui che un monte di lire imperiali non avrebbe indotto il suo signore a vendere Ardengo.
- Or bene - disse lo scudiere, troncando le parole con un riso superbo, - tu n'andrai in mio servigio al castello, e dirai al valvassore che io, Frastrado, aldio della casa degli Osii, gli chiedo questi schiavi, e del pregio in lui mi rimetto; e vedrai se neppur sarà mestieri gli aggiungan che li vuole invece Azzone degli Osii. L'uomo, cui eran vôlte queste parole, discretamente impertinenti, spalancò gli occhi guardando ora lo scudiere, ora il suo signore, che s'era fermato poco discosto; poi, stringendosi nelle spalle, s'avviò frettoloso dove con tanto altero comando veniva mandato. E tra il popolo sorgeva un bisbiglio di rispetto, e quasi di sbigottimento:
- Egli è Azzone degli Osii! - de' grandi di Milano! - con un volgersi d'occhi e di teste verso il giovinetto barone, che, avendo udite le parole del suo scudiere, pianamente verso lui moveva il cavallo.
| |
Frastrado Ardengo Frastrado Osii Azzone Osii Azzone Osii Milano Frastrado
|