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      Ma la madre poté tanto colle grida, col pianto, colle preghiere, e forse colla pietà che destava una cosí bella ed onorata donna, caduta in tanto miserabil fortuna, che que' feroci uomini pur le donarono il figlio, a patto, però, che giurasse sulla croce di pronunciar per esso i voti monastici e tosto chiuderlo in un chiostro.
      Tanta era la religione del giuramento in quella virtuosa età, che alla madre non vennero in mente le ragioni per le quali potea forse tenersi sciolta dall'adempirlo, o, se le vennero, non le stimò potenti abbastanza, e, mentre ancor fumavano le rovine delle sue case, né era, si può dire, ancor rasciutta la terra sulla fossa del marito, uscí una mattina dalla desolata città a piedi, senz'altra compagnia che il suo fanciullino per mano, che non aveva piú né servi, né cavalli, e, con quel cuore che si può immaginare, si propose di condurre almeno il figliuolo ad un convento che non fosse né su quel di Milano e neppure sulle terre di sua alleanza, e giunse la sera ad un monastero di Benedettini, a poche miglia di Pavia, eretto sul luogo stesso ove poi sorse, tre secoli dopo, la magnifica Certosa di Galeazzo.
      Il piccolo Brisiano, tutto ancor sbigottito della battaglia combattuta fra le mura della sua casa, delle rovine, degl'incendi, della violenta morte del padre, seguiva la madre pieno di sospetto e, tratto tratto, mezzo piangendo, l'interrogava: - Dove andiamo, mamma, cosí soli? Dove mi vuoi condurre? Avessimo a incontrare que' brutti uominacci di ferro milanesi!... ci ammazzeranno come il babbo, sai... - e, racchetato per poco dalle amorose carezze della povera madre, la quale s'ingegnava ingannarlo con finte ragioni, come (a gran torto) s'usa co' bambini, ritornava poi tosto ai primi terrori e, singhiozzando, facea forza per ritornare ond'erano partiti.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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