La misera madre, cui già si schiantava il cuore pensando che le era forza condurre ella stessa l'agnello al sacrifizio (e si trattava dell'unico suo figliuolo!) non poté reggere allo strazio d'impiegar la violenza e far materialmente forza a quel povero innocente; e nell'impeto del dolore gli disse ciò che avrebbe per allora almeno voluto nascondergli:
- Que' traditori di Milano, quelli, figliuol mio, ti cacciano di casa tua, poverello! Quelli non vogliono piú che stia con mamma tua, e vogliono che vada in un convento, e che sii frate...
- Ed io non voglio esser frate - gridava il fanciullo, piú che mai piangente e sbigottito, - e io vo' esser cavaliere come il babbo: e m'avevi promesso, quand'avessi dieci anni a San Martino, lasciarmi provar la corazzina di cuoio che è nella caminata...(46) E io, quando sia grande, voglio andar a Milano ed ammazzar que' brutti visacci e vo' levar quel bel paliotto che dicono di Sant'Ambrogio e metterlo al nostro bel San Bassano, che è miglior santo di lui...
Quest'idea di guerra e di vendetta, primi lampi dell'ardita natura del fanciullo, eran cosí conformi al sentire di quell'età che alla madre si strinse piú che mai il cuore, pensando ch'ella medesima stava per renderne impossibile l'esecuzione. Ma l'aveva giurato: ed avremo occasione di citare esempî anche piú luminosi della stima in che avevano la fede data gli uomini di quel secolo.
Vinto finalmente il doloroso contrasto, era giunta, come dicemmo, la sera al convento presso Pavia. Vi rimase due giorni; ed il terzo n'uscí sola. S'avviò verso Lodi e, dopo non lungo viaggio, stanca e rotta dal dolore piú che dalla via, si buttò a giacere a' piedi d'un albero, in un luogo solitario e fuor di mano.
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