.. ma ha troppo pazza superbia... Chi non è di Milano par che sian bestie... e sempre violenze, sempre soverchierie, e sempre a non pensar altro che a far vergogne e beffe a tutti...
Ed il frate tra' denti: - Non sarebbe de' grandi di Milano se non fosse cosí.
- E Malgirone che era schiavo come me... eccolo là ora... è aldio... è falconiere... e perché?... perché per il servirlo non ha badato né ad anima, né a coscienza!...
E, fermandosi a un tratto, si mise le mani a' capelli, esclamando: - E vi bado io, disgraziato che sono! Se ci badassi non sarei qui su questa strada a quest'ora... e sapete dove son avviato? a far un brutto sacrilegio... neppur a' santi voglion aver rispetto costoro! Ora sentite com'è nata questa diavoleria. Farà l'anno a Ognissanti che tornarono le Porte Romana e Vercellina, ch'eran andate all'oste contro i Pavesi; e per fermar la pace venne sire Anuzone della Croce da Pavia a Milano, e fu trattenuto in casa degli Osii... ve ne ricorderete: quel bell'omaccione vestito di rosato. Bene; dunque, al partire invitò il padrone ad andar ad un castello ch'egli ha presso Binasco, a far volare un suo talco e darsi bel tempo qualche giorno. V'andò in effetto con Gualla Crivelli, Mezzabaffa Porro ed altri giovani, e condusse me, Frastrado e molti della masnata, vestiti come baroni; che, già lo sapete, quando si va a Pavia, o Cremona, o ad altre città vicine, vuol che vedano, come dice lui, che gli schiavi de' grandi di Milano son meglio in arnese de' militi loro. Una sera, dunque, dopo ch'ebber cenato e stavan intorno al fuoco dicendo novelle e parlando delle belle cose che sono in Milano, sire Azzone venne a mentovare la bella e gran reliquia che è in Sant'Ambrogio, de' corpi de' tre Re Magi, e disse che non era al mondo cosa piú rara e santa di quella.
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