Frate Brisiano aveva ascoltata tutta quest'istoria, dando frequenti segni dello sdegno che destavano in lui simili modi. Uom dabbene qual era, gli avrebbe condannati in chicchessia. In questo caso, poi, l'antica ruggine ch'egli avea con Milano e suoi grandi, e piú colla casa degli Osii, glieli faceva detestare a cento doppi e, trovando d'accordo la sua passione colla morale, non poteva a meno, come suol accadere, di non farsene ottimo e caldissimo predicatore.
- Queste son cose d'inferno! - esclamò con impeto. - Rubare è sempre rubare... ma rubar cose sante è mille volte peggio, è sacrilegio, e poi usar violenza di giunta! per uno scellerato puntiglio macchiarsi forse di sangue innocente! E non mi meraviglio punto di costoro, che non hanno rispetto né a Dio né agli uomini, ma ben mi meraviglio di te che rimanga in dubbio sulla via che devi tenere. Bene hai detto in principio: essere un povero schiavo in vita ed arder poi sempre dopo morte sarebbe troppo; e se vuoi fuggir questa sorte, quel che hai a fare lo sai.
- Oh sí che lo so! lo so anche troppo... Ma e se non posso levarmi dal cuore quel figliuolo mio benedetto!... Se per vederlo libero... quasi quasi... torrei...
Qui la voce del vecchio fu troncata da quel moto della gola che precede il singhiozzo, e forse ancor piú dallo spavento che gli mise l'idea che egli stava per esprimere: pure fece uno sforzo, e con risoluzione disperata disse a precipizio:
- Sí, per vederlo libero torrei d'ardere per sempre io!
E fermatosi ad un tratto, si gettò le palme sugli occhi e scoppiò in singhiozzi.
La compassione del frate era in proporzione dell'odio che portava a chi era cagione de' mali di Ardengo. Si diede a racquetarlo con atti e con parole amorevoli, pure un poco sgridandolo e dicendogli che codeste parole sarebbero state un gran peccato, se piuttosto non dovean dirsi follia.
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