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      Non pensava il buon frate che ogni amor vero è sacrificio, ed il sacrificio la piú nobile delle follíe. Ma egli, per disgrazia, aveva alla vita sua avuto piú occasioni d'odiare che d'amare, e, non potendola spiegare altrimenti, giudicò la mente dello schiavo alterata affatto dalla passione in quel momento e pensò, dopo qualche altra parola di conforto, non aver miglior via se non distrarlo da que' troppo tormentosi pensieri.
      Conoscendo il suo affetto per Guilfredo, giovane fratello d'Azzone, avviò il discorso a parlar di lui, e delle voci che correvano in Milano su un parentado che stava per unire la casa degli Osii con quella dei conti di Biandrate, la di cui figliuola era da gran tempo promessa a Guilfredo. - Volesse Dio ch'egli trovasse donna quale la merita - diceva Ardengo, - ma ne temo assai; che costei, giovinetta com'è, mostra già piú superbia che dieci baroni... La spina che vuole pungere punge per tempo.
      Dopo queste parole, dette col modo sbadato di chi ha altri maggiori pensieri pel capo, lo schiavo ammutolí, e, camminando taciti, giunsero presto ove le terre ai lati della strada mostravan segni di freschi lavori. Tratti di terreno appianati, fossi, mucchi di sassi, di terra e di gramigna, ammassi di tronchi, cataste di legna e di fascine, pedali d'alberi segati, rimasti qua e là per gli spazi colti ed ultimi avanzi della abbattuta foresta. Ciò mostrava la grancia oramai poco lontana. La scorsero, infatti, dopo pochi minuti, e, sentiti dai cani, che col loro abbaiare ne avvertirono gli abitanti, giunsero in quella che la porta veniva spalancata per intrometterli. L'edifizio sorgeva su un rialto del terreno, se può darsi il nome d'edifizio ad un ammasso di capanne, stalle e fenili, disposti in modo da formarne bene o male un quadrato.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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