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      - L'avrei giurato che questa sera tornavi presto, Lanfranco. - Cosí disse Fardio, guardando il giovane con un sogghigno malizioso.
      - E perché?
      - Perché, quando vuoi tornar all'alba, non hai indosso codesti panni... e poi ho veduta alla stalla la cavalla morella...
      - Io ho sempre gl'istessi panni... e non so quel che tu dica - rispose Lanfranco, turbato e fatto rosso come una fravola: nel tempo stesso diede a Fardio una tal occhiata da levargli ogni voglia di seguitar quel discorso. Nessuno v'avea posto mente, e la cosa finí con qualche scrollamento di testa, e qualch'altro sogghigno del capo de' lavoranti.
      L'ora era tarda oramai, la grancia quieta, gli uomini tutti a giacere; e giú, dal fondo dello stanzone, debolmente illuminato dalla vacillante luce del camino, cominciava un concerto di russatori, da risvegliare i tassi: frate Brisiano sul suo seggiolone pareva velasse l'occhio: e vegliavan soltanto Ardengo e il figliuolo, seduti al lato opposto del focolare. Quantunque non si fosser veduti da molto tempo, il loro dialogo era tutt'altro che animato. Il vecchio, colle mani in grembo intrecciate, e l'occhio fisso alla fiamma, pensava. Lanfranco, con un panno inzuppato che veniva imbrattando di cenere, strofinava un ferro di lancia logoro e rugginoso.
      Ardengo conosceva che a voler esser sul far del giorno al passo dell'Adda, non era ormai da perdere tempo. Ma al momento di risolversi, si trovava piú che mai perplesso.
      Udí cantare i galli. - È mezzanotte - pensava - quattr'ore bastano al viaggio; le nottate son lunghe: me ne restan sei; m'avanza un po' di tempo. - E respirava, come avesse fatto un gran guadagno.
      In quel momento, il lavorío di Lanfranco, parte l'infastidiva, distraendolo dalle sue idee, parte gli destava in cuore una compassione tenera e dolorosa, e diceva a se stesso: "Povero ragazzo!


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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