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      E lascia a lui il pensiero di te e del figliuol tuo; ch'egli saprà difendervi e salvarvi ambedue.
      - Ed io cosí farò, e pregate per noi.
      Dopo queste parole, lo schiavo s'avviò lentamente verso un letto che gli venne additato dal frate; e questi, seguendolo, tosto si coricava anch'esso, dopo aver di cuore pregato Iddio per que' poveretti.
      L'indomani, a due ore di giorno, Ardengo sulla sua mula rientrava per Porta Argentea in Milano.
     
     
     
      CAPITOLO IV
     
      L'antica Roma aveva il magistrato degli edili, incaricato, fra l'altre cose, d'aver cura che nessun privato nella costruzione degli edifizi usurpasse nulla su quello del pubblico, o facesse cosa per la quale ne venisse ai cittadini danno od incomodo: ed era savia ed utile istituzione.
      Oggi in Milano abbiamo di meglio. V'è un tribunale, il quale, oltre all'impedire, come gli edili, che accadano cotali invasioni, impedisce poi anche di giunta quella del cattivo gusto: e chiunque in casa propria, dalla parte che guarda la via pubblica, vuol disporre pietre e mattoni, se mai si trova imbarazzato del come, ha nel detto tribunale, nominato la Commissione d'ornato, un'infallibil guida onde non mettere una cazzuolata di calce che non sia di gusto purissimo. E vi sono pure stati padroni di casa (quando si dice le pretensioni degli uomini!) che, fabbricando sul proprio, e co' propri denari, avrebbero voluto farsi una casa del proprio gusto, e, se non era la Commission d'ornato, i nostri occhi avrebbero forse a vedere oggi in Milano palazzi, o come quello di Ferroni al ponte Santa Trinità a Firenze, o come il palazzo Giraud in Borgo Nuovo a Roma, o come le case erette da Bramante in via Giulia ed in Banchi... E chi sa che non si fosse pur trovato chi volesse averne una d'architettura bizantina, o gotica, o forse indiana o cinese; ed ognuno vede quanto sia importante alla salute pubblica, che agli uomini sia chiusa ogni via di dar sfogo a disordinati appetiti.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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