Allora, invece, la città era composta di tre ragioni di edifizi. Di chiese co' loro campanili, ed erano gli edifizi maggiori; di palazzi delle famiglie potenti colle loro torri, e mentre si studiavano aver queste piú alte che fosse possibile, il sottoposto palazzo non era, però, se non d'un piano sopra il terreno,(57) onde rimaneva di molto inferiore alle chiese; delle case, finalmente, de' popolani, che non avevano se non il terreno.
Perciò da lontano, rimanendo quest'ultime mascherate dagli alberi e dalle mura medesime della città, si vedean soltanto sorgere a disuguali distanze le chiese, i palazzi e, piú di tutto, i campanili e le torri, che erano un numero infinito. La città, vista in massa, somigliava cosí (mi si perdoni la trivialità dell'immagine) ad uno di que' grossi pettini da cavalli, quando gli sieno tolti od infranti parecchi denti.(58)
Servivano ancora in quel tempo le mura colle quali Massimiano Erculeo cinse Milano; di grossi macigni al basso, ed in alto di mattoni. La Porta Argentea era posta nel luogo ove sorge oggi il Leone di Porta Renza. Due torri la difendevano dai lati; un'altra triangolare ed isolata al di fuori ne muniva l'ingresso. Appena entrato in città, trovavi a mano ritta la chiesa di San Giorgio al Pozzo Bianco sulla piazza de' Menclozzi,(59) che v'avean le loro case, dalle quali s'innalzavano tre altissime torri. Metà della piazza era chiusa dalla chiesa(60) e da queste case a solaio, come quelle de' grandi. Il resto da bassi tuguri, coperti quali di tegole, quali di tavolette di legno soprapposte,(61) e taluni anco di paglia. Nel mezzo era il pozzo che dava il nome alla chiesa, col suo parapetto di marmo bianco: ad un architrave, retto da due colonne, era attaccata la carrucola.
| |
Massimiano Erculeo Milano Porta Argentea Leone Porta Renza San Giorgio Pozzo Bianco Menclozzi
|