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      Si vedevano persino donne co' bambini in collo alzarsi sulle teste de' circostanti ed, additando la cavalcata, dire e fare a quegli innocenti ripetere l'antica parola di scherno de' Milanesi: Uh! Laminee!(68) che, venuta dai Latini, è ancora in uso oggi giorno.
      Tra quest'oltraggi passò la cavalcata. Poco dopo venivano molti muli carichi delle robe de' cardinali e de' loro compagni, con una guardia di famigli armati; e tra questi una donna coperta in capo d'un velo, col quale pareva studiasse tener nascosto il volto; tratto tratto guardandosi pur d'intorno con sospetto, sbigottita da que' villani clamori, che s'accrebbero, quasi ad ultimo sfogo, mentre passavano le salmeríe. Crebbe pure il tempestare dell'immondezze, un pugno d'erbacce sozze di fango percosse sul collo della donna, che mandò un debol grido, rattenne il ronzino ed, abbassato il capo, si diede a piangere. Queste sporcizie erano state lanciate da un ragazzaccio che si trovava alla groppa della mula d'Ardengo ed ora sghignazzava, parendogli aver fatto un bel colpo. Ma il riso si mutò presto in pianto, quando si sentí acciuffato pe' capelli da una potente mano che gli fece picchiare il capo piú volte contro gli spigoli d'una sella tutt'altro che morbida e, per frutta, non lasciò la presa se non portandone seco una buona manciata di capelli. Gli strilli e le boccacce del delinquente fecero levar le risa de' spettatori; ed Ardengo, volto al rumore e visto chi l'avea mosso, disse, facendo umilmente riverenza:
      - Dio vi benedica, sire Guilfredo, Dio vi benedica le mani. - E, nel dir queste parole, il volto dello schiavo esprimeva insieme col rispetto una tenerezza quasi paterna.
      Quegli cui si volgevano le sue parole era, come sa il lettore, il minor fratello d'Azzone.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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