Il guiderdone fu di sapersi, dopo certo tempo, posposto ad uno schiavo, di scampar a stento dalle insidie, che, per levarselo d'innanzi, gli avea tese la moglie, e d'essere, alla fine, per sua opera, colto a tradimento, condotto al mare e venduto come schiavo a certi corsari di Tunisi, dai quali scampando, dopo molti anni, capitò in ultimo, fra mille pericoli e mille vicende, al Santo Sepolcro.
Ma né le miserie della schiavitú, né il dolore de' tradimenti sofferti, né i cocenti rimorsi delle sue colpe non avean potuto abbattere quella sua terribil natura, la quale, coll'impeto ch'era suo proprio, si rivolse tutta ad una nuova vita d'espiazione e di penitenza. Ritirato nel deserto al di là del Giordano, vi menò vita selvaggia, tormentando se stesso con tali strazi, che presto ne corse la fama per tutta Palestina, e dai Crociati, che tenevano la città santa, visitato spesso come un uomo di Dio, venne alla fine tratto quasi a forza dalla sua solitudine e persuaso a riprender la spada in difesa del Sepolcro di Cristo.
Da un cavaliere francese e da un italiano(72) era stato pochi anni innanzi istituito l'ordine de' Templari, arditi guerrieri in campo, severi anacoreti tra le mura della Magione, che cosí avean nome i loro conventi. Accolto con gioia da quest'ordine nascente, nel tempo appunto del suo maggior splendore, non solo egli cancellò la memoria de' suoi primi errori, ma risuscitò, per dir cosí, la sua fama, che crescendo ogni giorno per nuove prodezze in quelle guerre d'oltremare, si distese in occidente e rese chiaro il suo nome per tutta cristianità.
Ma, pieno di quella fede ardente che ebbero gli uomini di quel secolo, egli solo non obbliava le sue colpe. Erano ancora in uso allora le penitenze canoniche,(73) quantunque già se n'estinguesse il fervore, ed il peccato d'apostasia, tenuto il piú grave di tutti, veniva punito colle piú aspre e terribili.
| |
Tunisi Santo Sepolcro Giordano Palestina Crociati Dio Sepolcro Cristo Templari Magione
|