Tanto meno potea ora venirle in mente che i suoi modi avessero a destar affetto diverso dalla semplice amicizia e dalla gratitudine. Simile al fanciullo, che, trovandosi in mano un'arme affilata, crede far un vezzo e ferisce, usava l'inesperta Aldina col Templario la tremenda potenza ch'era in lei, volendo farlo meno infelice, e lo condusse invece ad una miseria mille volte peggiore di quante aveva sin allora sofferte.
Cooperò Lantelmo dal canto suo al proprio male, senza che lo potesse né presentire né evitare.
Sino dalle prime volte che aveva veduta Aldina l'aveva stimata, com'era in effetto, donna rara e meravigliosa e si era ogni dí piú sentito soggiogare da una soave ed invincibil forza che a lei l'attraeva: ma era mai possibile ch'egli prevedesse pericolo in quest'affetto e pensare a guardarsene? Maggiore a lei di tant'anni, si stimava, per la melanconica gravità del carattere e del portamento, per la forma del volto solcata dal dente delle passioni e delle sventure, oggetto spiacevole assai piú che non lo fosse realmente. Poneva tanto in alto colei e sé tanto in basso, che, se gli fosse mai nata l'idea potesse sparire una volta questa distanza, si sarebbe tenuto pazzo espresso. Si lasciava dunque portare senza pensar piú oltre, all'amorevole dimestichezza, che era come una rugiada benefica al suo povero cuore arso e desolato.
Gli pareva sentir farsi leggero il peso che l'opprimeva, scorrere piú facili l'ore, diradarsi d'un debol raggio le tenebre dell'avvenire, ma neppur perciò dubitava ancora del terribil germe che, nel piú ascoso del cuore, gli veniva prendendo vita e vigore. A questo punto, esperto com'era delle passioni, si potrà forse tacciarlo d'imprudenza. Sia pur cosí. Ma chi s'annega s'appiglierebbe, se gli venisse porto, ad un ferro rovente.
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