L'aveva però amato, l'amava, e n'era ricambiata con altrettanto amore. Ma le loro anime, per dir cosí, non erano l'esatta metà l'una dell'altra, né poteano combaciare in modo da formarne una sola. Era una necessità per Aldina essere il primo pensiero del marito, e sentiva non esserlo: e non l'era. Suo primo pensiero era la potenza e la riputazione del comune di Milano e della propria casa, che nella sua mente facevano una cosa sola. Suo primo pensiero era il figliuolo Eriperto, sul quale si fondavano le speranze della famiglia. Nel suo cuore, in una parola, sedeva in trono l'orgoglio, in quello d'Aldina l'amore: né mai vi sarà giusta e durevole alleanza fra questi due potenti dominatori del cuore umano.
Non per questo si creda che l'amorosa ed ingenua donna si scostasse dal marito e, tanto meno, avesse in animo volgersi altrove, che neppure spiegava a se stessa quello che, bene o male, abbiam tentato spiegare al lettore. Ma, per provare un effetto, non è mestieri avvertirlo, né comprenderne la cagione.
S'aggiunga poi che l'ingegno d'Azzone, inferiore d'assai a quello della moglie, non permetteva fosse tra loro né uguale né di molta piacevolezza il commercio dei pensieri: che la sua orgogliosa natura, non corretta da un alto intelletto, lo rendeva caparbio e ruvido talvolta ne' modi; e la gentile Aldina se ne sentiva offesa non solo nel cuore, ma anco nell'amor proprio. E l'amor proprio di rado perdona, o, meglio, non perdona mai.
Mettendo insieme tutte queste circostanze, si comprende che i due sposi fosser creduti felici piú che in effetto non erano; e che Aldina (ciò pare strano, ma pure accade) si credesse nel suo particolare piú felice di quello che avrebbe scoperto d'esserlo se avesse meglio indagato se stessa e la sua condizione.
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