Tanto sapeva amare quel disgraziato!
Pensoso del bene e della pace d'Aldina piú assai che della propria vita, non cercava l'unico rimedio che pur gliel'avrebbe salvata, una parola d'amore. Troppo se ne stimava indegno, e pur talvolta pensava tra sé sospirando: "Che cosa mai dev'essere sapersi amato da Aldina, e sentirselo dire!" e si struggeva come cera al fuoco in questi ardenti pensieri.
Un giorno, poi, in uno de' lunghi colloqui che avea sovente con lei, e dove non potea rattenersi dall'aprirle i dolorosi segreti del cuore, che ad ogni modo le avrebbe inutilmente voluto celare, gli venne detto, senza che vi ponesse mente e come cosa intesa tra loro: - Dacché il vincolo che ci lega è soltanto vincolo d'amicizia... - ma non poté seguitare, vedendola farsi bianca ed appoggiarsi allo schienale della sedia, tantoché parea presso a venirsi meno. Le prese con ansia la mano e la trovò fredda, la chiamò a nome, e non gli rispose, senonché pronunciò a fior di labbra qualche incomposta parola. Fuor di se stesso per l'ansia, pel dubbio, per la speranza, aspettava tremando il primo sguardo che, all'aprirsi di quegli occhi umidi e socchiusi, dovea palesargli il vero: e poco stante lo sguardo della giovine gli calava lento e soave sul cuore.
Giammai la sentenza di Dante:
Amore a nullo amato amar perdona,
si mostrò piú vera che nel caso d'Aldina. Non poté difendersi dall'amore del Templario, perché era senza limiti o misura, quale appunto essa l'avea sin allora desiderato: ed il pieno possesso d'un tal cuore le parve bastante compenso a que' pregi esterni, che nella sua persona avrebbe potuto desiderare. Tanto è grande nel cuore umano la brama del dominio assoluto.
Tardi s'avvedeva la giovane che è un mal scherzare colle passioni, anco le meno pericolose in apparenza.
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