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      L'aspetto, il portamento, l'atteggiarsi di costoro, le rare pellicce ed i preziosi panni che vestivano mostravano a prima vista di qual ricca e potente città fossero capi; e, senza fine si potesse definire come precisamente esprimessero ciò che tanto in loro abbondava, la soverchieria e l'impertinenza, pure le trasudavano, per dir cosí, da tutti i pori. Cosa che sempre è stata e sempre sarà negli uomini di non contrastata né contrastabil potenza: vizio non esclusivo de' grandi, ma de' mezzani e de' piccoli, quando n'è data loro l'occasione, vizio, in una parola, dell'umana natura.
      Azzone era presso ai trent'anni, alto, complesso, intero e non molto flessibile ne' suoi moti: a veder come per lo piú si volgesse tutto d'un pezzo, piuttosto che piegare il collo o la vita, si sarebbe potuto credere che la natura avesse dato a lui minor numero d'articolazioni che agli altri uomini. Avea naso grande, occhio ceruleo, sguardo altiero e sicuro, nobili e regolari lineamenti; e sarebbero stati piacevoli, se non avessero espressa tanta superbia.
      Vestiva un birro di blatta,(76) foderato d'ermellini, ed avea in capo un cappello di drappo baldacchino(77), guernito dell'istessa pelliccia. La coppa s'alzava a cono: la falda, montante nella parte posteriore, s'allungava davanti e finiva in punta. Da una cintura, ricamata sottilmente di seta e d'oro, gli pendevano spada e pugnale d'acciaio di damasco, ornata l'impugnatura di grosse granate orientali. Il calzone(78) stretto alla carne copriva anco il piede, formando scarpa; soltanto sotto la pianta avea attaccata una suola di cuoio e, siccome questa calzatura non sarebbe stata adatta a difender dall'umido e dal fango, Azzone portava usatti, i quali facilmente si lasciavano entrando in casa.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





Azzone