Imprigionando nel cuore gli affetti che tentavano uscirne impetuosi, le diceva con un sorriso:
- Egli è buono e generoso, ma ai giovani il sangue bolle, e se pure è pronto... v'ama...
Ma questa parola non poté uscir tutta, come se a quel punto una tenaglia gli avesse strette le fauci. Lesse Aldina nel cuor di Lantelmo, e lo sguardo che essa gli diede, senza rispondergli altrimenti, fu premio degno delle sue generose parole.
Ardengo, intanto, aveva dovuto mostrarsi e, presa la cassetta, era andato ad aspettar Azzone nella caminata. Dopo aver fatto quanto era in lui onde aggiustar i fatti suoi, venuto ora al momento di non potersi sottrarre a ciò che fosse di lui destinato, si fece animo e dispose non mostrar debolezza indegna del sangue d'Elio Vopisco.
Udí il passo rapido d'Azzone che saliva la scala e quando lo vide entrare, bastò un'occhiata a torlo d'ogni speranza. Qual fiera è tanto inesorabile e crudele quanto il superbo con chi gli s'attraversa in sulla via? Sperare perdono sarebbe come sperar la vita da una iena digiuna.
In quel momento nel cuor d'Azzone l'orgoglio s'era, per dir cosí, diviso in due volontà che lo spingevano in senso opposto. L'una voleva uno sfogo terribile contro chi lo metteva a rischio di una umiliazione; l'altra lo ratteneva dal mostrar tanta alterazione in faccia ad uno schiavo, che la superbia ha il bel privilegio sugli altri vizi che s'eserciti talvolta nel frenarsi, quanto nel darsi a libero sfogo. Fatto sta che, da quel contrasto, ne nasceva sul volto del barone un'espressione veramente paurosa. Avea le labbra bianche e tremanti e, quando cominciò a parlare, la sua voce strideva come un istrumento di metallo fesso. Fermatosi in capo alla scala, colle braccia intrecciate, diceva con affettata lentezza:
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