Ai vescovi-conti, non che potesser pensare ad opprimere le città e legar loro le braccia, tornava farsele amiche per valersi della loro forza a pro' della parte che tenevano. Il popolo cosí, senza che veruno n'avesse il disegno o vi ponesse mente, venne in certo modo a trovarsi arbitro fra ambedue e, passo passo, conoscendosi arbitro ancora delle proprie sorti e di se stesso, strappò, finalmente, dalle mani de' vescovi le redini delle oramai costituite repubbliche, ponendole in quelle de' consoli, e le proclamò tali di nome, come già l'erano di fatto. Ciò accadde negli ultimi anni del secolo XI.
Nessuno dei due principi sovraccennati avea però potuto interamente sopraffar l'altro, dopo il lungo contrasto: s'erano piuttosto fusi insieme, dando nuove forme al diritto delle genti di quell'età. Dal principio papale, l'anima di parte guelfa, che assunse circa questi tempi un tal nome dalla setta anti-imperiale di Germania, il popolo italiano dedusse conseguenze, non prevedute probabilmente da Gregorio VII; che il popolo è piú logico di quel che si pensa.
Dopo i diritti papali esaminati i proprî, li volle sostener colla forza ed ottenne cosí dall'impero concessioni, che, secondo gli ordini d'allora, li rendevan legali. Ma il rispetto alla potestà imperiale era ancora troppo potente dopo tante scosse, perché l'emancipazione fosse assoluta.
Preghiamo il lettore a fissarsi in mente l'idea di questo stato misto di soggezione e di resistenza: con essa avrà la chiave delle vicende di quell'età e, vedendo le città lombarde ora far villania ai messi regi e stracciar loro sul viso i decreti dell'imperatore, ora spedir oltre monti umili oratori, che, prostrati appié del trono colle croci in mano, implorassero grazia: vedendole ora vittoriose star contente a magri accordi, ora vinte esser calpestate e manomesse con incredibile crudeltà, potrà darsi ragione di fatti che altrimenti riescirebbero strani ed inesplicabili.
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Germania Gregorio VII
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