Le speranze delle città nemiche a Milano erano dunque rivolte al nuovo imperatore, che aveva annunciata per l'anno 1154 la sua calata in Italia. Pavia e Cremona, come le piú cospicue, gli mandarono oratori con ricchi doni e commissione segreta d'accenderlo quanto piú potessero contro i Milanesi. Il caso da noi già accennato de' due Lodigiani, che colle croci in mano gli si presentarono supplichevoli, venendo in buon punto per aggiunger fede alle lagnanze ed alle accuse degli ambasciatori, proferí Federico superbe minaccie contro Milano e diede larghe promesse di riparazione. Anzi, senza frapporre indugio ed alla presenza stessa de' legati, fece dal suo cancelliere scrivere una lettera ai consoli ed al popolo milanese, comandando si guardassero dal molestare i Lodigiani e spedí espressamente Sicherio, uomo di corte, a portarla.
Giunto costui a Lodi, esposta la commissione e mostrata la lettera, grande fu lo sgomento di quel popolo, che conosceva troppo vicino il pericolo e lontano l'aiuto; si diedero perciò a scongiurarlo non passasse piú innanzi, né volesse esporli all'ira de' loro padroni. Ma non parve a Sicherio poter disubbidire all'imperatore e, senza curarsi di ciò che fosse per avvenire, cavalcò a Milano.
Ma presto dovette pentirsi d'esservi capitato.
Venuto alla presenza de' consoli e del Consiglio, riferiva arditamente le parole dell'imperatore e ne consegnava la lettera, che, presa e letta dal magistrato, fu da quello lacerata, gettata a terra e calpestata; molti s'avventarono a Sicherio per manometterlo, tantoché a fatica poté campare da quella furia e, quanto piú presto potette, uscito di Milano, corse senza piú guardarsi indietro in Germania e narrò a Federigo quali accoglienze ricevessero i messi regi in Italia.
| |
Milano Italia Cremona Milanesi Lodigiani Federico Milano Lodigiani Sicherio Lodi Sicherio Milano Consiglio Sicherio Milano Germania Federigo Italia Pavia
|