Li seguivano quattro servi a cavallo e due a piedi, con cani a guinzaglio; e tutti fermatisi sotto l'androne appié della scala, corse con sollecita premura, come ad amici del padrone, il siniscalco a tener loro la staffa, mentre scavalcavano, dicendo:
- Ben venga Pre' Giovanni.
- Ben venga madonna Otta.
E cosí con cortese accoglienza li accompagnava su per le scale, sino alla porta della caminata.
Poco stante, gli uomini di guardia sulla torre, visto un cenno di fuochi, che era stato ordinato si facesse a Porta Vercellina quando entrasse il conte di Biandrate, diedero fiato ai loro corni, e vi rispose un concerto di trombe disposte parimenti sul battuto della torre e preparate a quest'effetto.
La campana grossa del Comune, posta sulla torre dell'Arengo, cominciò anch'essa a suonare a distesa; e, dopo breve spazio, s'udí venir per l'aria dall'alto un frastuono come di turba lontana che faccia schiamazzo, ed a poco a poco accostandosi e crescendo, si udí distintamente pronunziato il grido di guerra del Conte: - A tempo fiere! - e quello insieme di: - Viva il conte Guidone! - misto allo scalpitar de' cavalli ed al risuonar de' ferri, finché, in ultimo, questo misto di rumori confusi rimbombò piú sonoro sotto la vôlta della porta, ove entrato, il Conte e la sua numerosa comitiva s'arrestò a' primi gradini dello scalone.
Il conte Guidone era un uomo oltre i cinquant'anni, alto, asciutto, robusto, di bella e signorile presenza, e sul suo volto si leggeva la sicurtà del comando, combinata con una leggera espressione di diffidenza e d'astuzia. L'armatura tutta di maglia era in gran parte coperta da una sorcotta di color granato e, sul petto come sulla schiena, avea ricamata la sua impresa.
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