SCENA TERZA
GERTRUDE e GIORGINA.
(Gertrude sia vestita con qualche pretensione senza però gran caricatura.)
GERTRUDE. Io, non è vero? devo far tutte le faccende di casa? Tutto a me tocca? Tu stai avanti all'uscio colle mani in mano a guardar chi passa.
GIORGINA. Stava lavorando. Se avevate bisogno di me mi potevate chiamare: a dir la verità era pure un poco stanca, mi sono alzata avanti giorno per andare alla città a vender le frutta.
GERTRUDE. Le frutta, le frutta! Ci vuol un gran tempo a vendere queste frutta. Badiamo. Io so quel che vuol dire esser giovane, e non vorrei che con questa scusa... basta pensa ch'io non son di corta vista. Si possono ingannare quelle madri che hanno lasciata la gioventú cinquant'anni indietro; ma a me non si fa...
GIORGINA. Non so di che mi vogliate parlare. Sapete che per vendere con un po' di profitto pure è necessario il suo tempo; e mi pare che dalla roba a me consegnata ne ricaviate un certo guadagno.
GERTRUDE. Non mi venire a raccontar queste chiacchiere. Io so perché parlo e non dico altro. (Vede Edwardo avvicinarsi.) Sempre soldati ora da queste parti! Sempre soldati! Non si può fare un passo senza incontrarne. Gente incivile, rustica: non li posso soffrire: maledetto quando al re è venuto in pensiero di far il campo qui vicino a noi! Ah, ora capisco perché stai sulla porta. Sono stanca, eh! (Contraffacendola.) Mi sono alzata avanti giorno.
SCENA QUARTA
EDWARDO e DETTE.
EDWARDO (volgendo il discorso a Gertrude). Buon giorno bella ragazza. Oh signora Gertrude che piacere trovarvi qui! Non sapeva che aveste la vostra abitazione cosí vicina al campo. Non mi riconoscete? Io mi ricordo benissimo di voi; vi ho veduta se non sbaglio, non è molto tempo alle nozze del figlio di Tommaso Sund, ov'io pure fui invitato.
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Gertrude Vede Edwardo Contraffacendola Gertrude Gertrude Tommaso Sund
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