FEDERICO. Non lo meriteresti, ma parla.
FRITZ. Sappiate che piú della vita mi rincresce di lasciare Edwardo Fort mio amico e compagno d'armi da tanto tempo. Se posso cosí parlare, Maestà, ve lo raccomando. E vi supplico per ultima grazia che mi concediate, giacché devo morire, di morire per le sue mani; la morte mi sarà dolce, venendomi dalle mani di chi tanto amo. Non mi negate quest'ultimo conforto.
FEDERICO. Se altro non chiedi te lo concedo.
COLONNELLO. Edwardo Fort, esci dalle file, cava la sciabola ed eseguisci la sentenza.
EDWARDO (piano a Fritz). Tu non vi guadagni nulla, e forse mi fai subire l'istessa sorte. (Forte) Com'è possibile Maestà che io dia la morte ad un amico, che mi è caro quanto la propria vita? Mi sarebbe piú facile piantarmi la sciabola nel cuore, che farlo.
FEDERICO. Sono stanco di tanti indugi; né sono qui per disputare co' miei inferiori. Ubbidisci o ch'io...
FRITZ. Fatti coraggio caro Edwardo, questa è l'ultima prova d'amicizia che mi puoi dare; tanto vedi per me è lo stesso; il re ha decisa la mia morte, e se neghi darmela, la riceverò con piú dolore per altre mani.
EDWARDO. Ah sento che mi è impossibile...
FEDERICO. Or via.
COLONNELLO. Meno ritardi.
EDWARDO. Come potrò...
FEDERICO. Tanto basta, questo è il mio volere. Se un momento si ritarda ancora, ad ambedue farò soffrire l'istessa pena.
FRITZ. Edwardo, per carità fatti coraggio.
EDWARDO. Dunque dovrò io stesso ucciderlo? Quello che tanto amava! Lascia che almeno prima t'abbracci. (L'abbraccia e gli dice sotto voce) Maledetto, non sapevi come fare per rovinarmi.
FRITZ (sottovoce a Edwardo). Di' quel che vuoi ma la tua lama di legno almeno mi ritarda.
EDWARDO. Sí caro se sono sforzato a farlo, non però lo dico in faccia al cielo; sono persuaso della giustizia di tal sentenza.
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