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      DUCA. Ah, a proposito, č vero, non me ne ricordavo: e mi domandate che progetti ho? Il primo, di non profittare delle delizie della vostra riunione carlista, tedesca, sanfedista, ecc. ecc.
      DUCHESSA (alzando le spalle). Tutti nomi e nient'altro; ed invece credo di vedere la miglior societā, e vorrei che poteste dirne altrettanto, per voi e per me, e, aggiungerō, pel bene del paese.
      DUCA. Ah, questo č troppo poi! Č caro il vostro bene! Ve lo dirō io il bene che fa la vostra divertente societā. Primo il padre Melini e il conte della Perla, che vanno bene in pariglia. Quando si dice gesuita e ministro, per molti equivale a una lunga descrizione. Il conte di Lovenfeld; anche a quello, quando s'č detto ambasciator d'Austria, mi pare che basti... E se viene in casa, non č, perdio, per volontā mia... Il Colonnello Ramon della Peņa y Calabozo, con tutti gli y che verranno appresso... quello č carlista, č vero, ma lo credo un galantuomo; s'č battuto bene, e, quando un uomo si fa bucar la pelle per la sua opinione, lo rispetto e non ho da dir nulla. E poi tutti gli altri che vedete, e che certo non scompagnano la brigata. E tutta questa gente sapete che bene fanno al paese?
      DUCHESSA. Be', sentiamo, qui v'aspettavo.
      DUCA. Fanno... fanno... bisognerebbe che aveste due ore di pazienza voi a sentirmi ed io un altro pranzo da digerire, e la materia non mi mancherebbe.
      DUCHESSA. Ma io la pazienza l'ho, e, se vi riesce di far una parentesi nel vostro chilo, son qua per ascoltarvi. Un fatto, almeno un fatto, citatemi e poi vi lascio in pace.
      DUCA. Un fatto! Mille, se volete. Chi č che tiene il popolo nell'ignoranza, spegne i lumi, impedisce il progresso?...
      DUCHESSA. Parole.
      DUCA. Parole? Se questi non son fatti.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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