È ragazzo, è timido, ha fatto la cresciuta tutta in una volta, e non si può pretendere che sia sviluppato...
DUCA. Sí, a diciott'anni, povero bimbo. Io a diciott'anni m'ero già battuto due volte, avevo...
DUCHESSA. E avevate già a diciannove (nel '21) rischiato il collo e di restar senza un quattrino, e...
DUCA. E me ne vanto...
DUCHESSA. Vantatevene, se volete, ma vi confesso che non avrei gran voglia che Carlo potesse vantarsi anche lui d'altrettanto.
DUCA. Ringraziate che, come ho avuto l'onore di dirvi, discutere e digerire non me la sento... e lasciatemi dar un'occhiata ai fogli d'oggi (prende i giornali). Ah, sí, non ci pensavo... ottimi digestivi... la "Quotidienne"... la "Gazette"... l'"Echo", l'"Ami de la Religion"... povera religione, figuratevi i nemici cosa saranno! (La Duchessa intanto s'è messa al suo telaio.) Abbiamo un lavoro novo... per bacco, oro... roba d'impegno.
DUCHESSA. È quel solito devant d'autel che avete veduto cento volte, per il Sacré Coeur.
DUCA. È veramente terribile che l'uomo meno gesuita d'Europa non possa voltarsi in casa sua senza dar il muso in gesuiti o gesuitesse, o in cose loro: è una vera condanna!
DUCHESSA. Ma, Geppino, siete ingiusto. Che male vi fa poi questo povero ricamo e quella povera Madame Kersadec del Sacré Coeur?...
DUCA. Oh, nessuno affatto a me, ma alle povere ragazze, alle quali insegnano a pensare a loro prima che agli altri e a far la spia per passatempo nelle loro famiglie.
DUCHESSA. Ma, Dio mio, come non vi vergognate di ripetere tutte le trivialità di quel che v'è di piú stupido nel partito democratico, e sempre dir le stesse sciocchezze?... Ma, almeno per varietà, trovatene delle nuove, che ve n'avverto, è terribilmente monotono il vostro partito.
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