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      PADRE MELINI. Certo, è lui; che, però, s'è inteso con monsignor Arcivescovo, dal quale è emanato l'ordine.
      DUCHESSA. Ma è emanato per le insinuazioni del conte Ranzoni.
      PADRE MELINI. Quanto a questo, è indubitato.
      DUCHESSA. Dunque, a tutto quello che si tenta per la buona causa qual è l'ostacolo? Il conte Ranzoni! Ma, alla fine, Sua Altezza non l'ha poi sposato e, se lo conoscesse meglio, non credo che vorrebbe mantenere eternamente al ministero di polizia un uomo che tradisce la causa del trono, che è poi la sua.
      PADRE MELINI. Certamente, il conte Ranzoni rimosso, la buona causa ci guadagnerà molto. Tale è la mia opinione e, debbo dire, quella della Compagnia, e per ottener questo scopo si sarebbe impiegata ogni cura, e se si è usato riguardo... La signora Duchessa lo sa... io son uomo sincero... non so velare la verità...
      DUCHESSA. Dica, dica.
      PADRE MELINI. Se s'è usato riguardo, e non s'è fatto quello che si sarebbe potuto, è stato per cagion Sua; che, alla fine, il conte Ranzoni è suo cugino e le attinenze di famiglia debbono considerarsi; e m'è anche sembrato che la signora Duchessa ripugnasse ad agire contro di lui, e la Compagnia ha obblighi cosí grandi alla signora Duchessa...
      DUCHESSA. Obblighi! non sarebbe mai la parola... Del resto, è verissimo, Ranzoni è mio cugino e poi, alla fine, è al ministero, è ascoltato, ed io ho un figlio che può pensar presto ad entrar in carriera, e l'amor di madre... Ella sa... è tal sentimento che, se un momento vi facesse scordare gli interessi delia nostra santa causa... si meriterebbe indulgenza.
      PADRE MELINI. Certo è un sentimento troppo rispettabile, e perciò appunto la Compagnia non vuole...
      DUCHESSA. No, Padre Melini, no... posso aver avuto un momento di debolezza, ma Iddio mi dà forza di poterla vincere.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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