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      DUCHESSA. E pensare che questa, però, è la società di mio marito!
      PADRE MELINI. Eh povero signore! non conosce con che persone si mette... Cosí accade a chi ha buon cuore, e crede tutti onesti come lui... Basta... ora dunque, come dicevo, con costoro non si verrà mai a nessuno di que' fatti che danno motivo al governo di sevire ed assicurarsi. Ci voleva un uomo nuovo, stimato, che potesse strascinar gli altri, e di cuore e testa calda abbastanza per mettercisi. E quest'uomo l'abbiamo trovato, è qui, e ne faremo quello che si vorrà purché si trovi modo di sorvegliarlo e di dirigerlo... Ma questo è appunto il piú difficile e per questo Lei può aiutarci, e mi spiego. Nella emigrazione a Parigi c'era un certo capitano Arialdi, compromesso del '31. Giovane pieno di numeri... peccato! generoso, ardito, ma una testa!... e un cuore, poi!... un vero vulcano. Pieno di talento... insomma, l'uomo che ci voleva, che tutti questi nostri liberali conoscono, stimano, e seguiteranno... Si figuri il dottor Carli, ma senza il suo giudizio, e con passioni che son veri turbini.
      DUCHESSA (pensando). Capitano Arialdi?... non mi ricordo averlo mai inteso nominare.
      PADRE MELINI. È uno dei capi della "Giovine Italia", grande amico di Mazzini... e gran nemico della Compagnia, e ci ha fatto molto male, ed essendo uomo di gran talento, ce ne potrebbe far dell'altro. Ora s'è pensato di mettere su i nostri liberali, disporli a tentare un movimento e, non potendo essi soli, per la loro disunione, conchiuder nulla, farne venir loro l'impulso da Mazzini ed Arialdi e tirar qui quest'ultimo, e vi siamo riusciti col mezzo d'un certo Tesotti, rifugiato anch'esso e stato de' piú furibondi, ma ora tutto dell'Austria.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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