[Nota della figlia Alessandrina.]
(28) Nel Cinquecento era dei Mezzalancia.
(29) Il dubbio è se l'iniziativa fosse sua o mia; e se, nel primo caso, me l'avesse detto lui di persona, o me l'abbia mandato a dire.
(30) Me, che questo peccato l'avevo, cacciarono alla fine davvero come si vedrà.
(31) Credo non sarà discaro al lettore conoscere nella sua rozza semplicità la relazione che fa la Cronaca Novalicense d'alcuni fatti attenenti alla discesa di Carlo in Italia.
Prima della venuta di Carlo, udito dunque per Desiderio Re de' Langobardi, come gli si dovea muover contro, mandò a tutti i potenti e magnati del regno domandando che cosa far si dovesse. I quali rispondendo dissero, non potersi con poco esercito contrastare a chi con oste gagliarda si facea loro addosso.
Ordina pertanto", dicono, "che le valli, ed i passi onde si cala da Francia in Italia con mura e calce si chiudano da monte a monte, e cosí con torri e bastie se ne vieti l'entrata". Ed egli cosí fece. Ond'è che fino al dí d'oggi appaiono le fondamenta de' muri dal monte Porcariano al vico Càbrio, ove a que' giorni fu ad osservar queste fazioni eretto un palazzo.
Mentre cosí Desiderio si travagliava, ed ai Franchi non accadeva trovare passaggio alcuno, veniva ogni giorno una masnada de' loro, quando mille quando due mila, e combattevano i Langobardi che stavano a difesa di loro fortezze. Avea Desiderio un figliuolo, Algiso chiamato, per gioventú robustissimo: costui soleva cavalcando in battaglia portare un mazzafrusto di ferro, col quale virilmente gl'inimici abbatteva. Quando il giovane, stando all'erta di dí e di notte, vedeva i Franchi posarsi, fattosi loro addosso all'impensata co' suoi, e percuotendo a destra e a sinistra ne faceva macello.
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