Infatti La Motta ed i suoi compagni erano uomini da star a fronte di chicchessia. Le loro prodezze nell'armi erano conosciute da tutte le soldatesche d'allora; e nelle squadre francesi v'erano moltissimi altri non inferiori nè in coraggio nè in perizia, ed il famoso Bajardo per dirne uno, bastava solo ad aggiungere gran peso nella bilancia.
A malgrado di queste riflessioni, l'altero Spagnuolo non si pentì un momento d'averla presa per gl'Italiani, e pensò che avrebbe troppo mancato sopportando che l'insolente prigione dicesse tanti vituperii di coloro che non li meritando erano poi suoi amici ed assenti: e come, disse fra sè, potrebbe esser vinto chi combatte per l'onor della patria? Così rinfrancato l'animo, si dispose la mattina seguente a conferire di ciò con Fieramosca, ed usare ogni cura onde la cosa riuscisse ad onore della parte che avea tolto a proteggere; e pieno di questi onorati pensieri, stette, senza molto dormire, aspettando l'ora di metter mano all'impresa.
CAPITOLO III.
La rôcca di Barletta occupata da Consalvo e da parecchi capi di quell'esercito era posta fra la piazza maggiore della terra ed il mare. Nelle case all'intorno eransi allogati a mano a mano tutti gli ufficiali spagnuoli ed italiani col loro seguito; e fra questi, in una delle migliori abitazioni, i fratelli Prospero e Fabrizio Colonna, facevan dimora col sontuoso traino di scudieri, famigli e cavalli, che ad una tanta casa si conveniva. Ettore Fieramosca era loro carissimo sovra ogni altro per mille suoi pregi, e se lo tenevano qual figlio, avendolo accomodato d'una casetta che era presso la marina, attigua alle loro stanze, la quale agiatamente poteva contener lui ed i servi coi cavalli e le bagaglie.
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