Dite a madonna
, risposi, "che le vuol parlare uno che vien da Napoli e le porta nuove de' suoi". Fui messo dentro e lasciato in una saletta terrena con un lumicino che mandava appena un poco d'albore. A me pareva di stare ora presso la porta del paradiso, ora più giù dell'inferno, ed era tanto il contrasto, che mi sentii mancar le ginocchia, e mi convenne lasciarmi andare su una sedia. Aspettai pochi minuti, che a me parvero mill'anni. Quando sentii giù per la scala lo stropiccìo de' piedi e della gonna di Ginevra, quasi mi lasciò affatto ogni virtù vitale. Entrò ella, e rimase così un poco discosta guardandomi: ed io, lo crederai? non potei nè parlare, nè muovermi, nè formare una voce: ma appena m'ebbe riconosciuto, gettò un grido, e cadeva in terra svenuta; se non ch'io la raccolsi in braccio, e, slacciandola, m'ingegnai soccorrerla tutto spaventato dall'importanza del caso, e dal timore d'esser quivi trovato: e coll'acqua d'un infrescatoio che era presso, le spruzzavo la fronte. Ma le lacrime bollenti che mi piovevano dagli occhi e le inondavano il volto, furono più possenti e la richiamarono in vita. Io non seppi far altro che prenderle una mano e premervi su le labbra con tal passione, ch'io credetti che l'anima mia passasse in quel punto. Così stemmo un poco: alfine tutta tremante si spiccò da me, e con voce che appena la potevo udire, mi disse: Ettore, se sapessi i miei casi!.... Li so, risposi, li so pur troppo, ed altro non domando, altro non voglio che poterti morir vicino e vederti qualche volta finchè son vivo.
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