In questa s'udì rumore al piano di sopra, mi corse un gelo per l'ossa, dubitando d'essere scoperto, e che a lei s'accrescessero i guai. Preso commiato cogli atti più che colle parole, sollecitai a levarmi di quivi, ed uscii un poco meno afflitto e sconsolato.
Intanto la ferita del marito non guariva, e molti Francesi, gentiluomini e prelati, ogni giorno lo venivan visitando. Benchè il maraviglioso viso di Ginevra mostrasse l'affanno interno che la travagliava, nondimanco la sua bellezza, con un certo languido pallore, aveva pure un tal che d'appassionato, che non si poteva mirarla e non restarne vinto: e fra quei signori la sua giovinezza, il costume e l'angeliche sembianze ogni dì più destavano maraviglia, nè si potevano saziare di magnificarla e lodarla da per tutto, a tale che la fama ne corse all'orecchio del Valentino. Molto si susurrava allora in Roma sul conto di costui. Il duca di Candia suo fratello era stato morto per le strade la notte, ancora non faceva il mese; e non senza suo carico: ond'egli tosto, deposta la porpora, s'era buttato all'armi del tutto, e si dicevano di lui tante gran cose che non si sapea che pensare. Forte dubitai fin d'allora che la Ginevra fosse vagheggiata da costui: e pur troppo mi toccò udirne fra popoli molte sconce parole, ch'io non potevo raffrenare per rispetto di essa, e consumavo dentro la rabbia per non far atto che palesasse la condizion mia.
Intanto, sotto colore ora d'una, ora d'un'altra cosa, m'era pur venuto fatto d'andarle per casa ed affiatarmi con quel suo marito; e se il vederlo mi dava passione indicibile, soffrivo volentieri ed avrei sofferto ogni gran cosa purchè potessi a quando a quando veder lei, colla quale, dalla prima volta in fuori, non ebbi mai parole d'amore, e già sapevo che sarebbe stato un buttare il fiato, perocchè troppo bene la conoscevo.
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