Calammo la vela ed aspettammo fermi che aggiornasse. Uscito il sole si allargō il tempo, ed in poche ore fummo a Manfredonia, ov'io trovai il signor Prospero, e Ginevra cogli altri allogai all'osteria.
Tu ora vorrai sapere chi fosse codesta donzella campata dal mare, ma non posso soddisfarti, perchč nemmen io lo so. Non č mai riuscito nč a me nč alla Ginevra di strapparle una parola sui suoi casi, o sull'esser suo. Ell'č nata in Levante, č Saracina certamente, e pių diritta e leale ed amorevole che donna del mondo; nello stesso tempo fiera ed ardita che non la sbigottiscono nč il sangue, nč l'armi, ed in faccia al pericolo č pių uomo che donna. Da quel giorno in qua č rimasta sempre con Ginevra: ed io feci in modo che la badessa di S. Orsola le ricevesse entrambe nel suo monastero, ove per la vicinanza (ora che la guerra ci tiene chiusi in Barletta) posso venirle visitando pių spesso.
CAPITOLO VI.
In questa giunsero i Francesi che dovevano condurli al campo: i due amici s'alzarono, e presi i cavalli s'avviarono con loro.
Attraversarono per mezzo lunghe file di tende e di trabacche, mirando l'assetto di quelle genti che correvano sulla loro via per sapere a che venissero; ed in mezzo ad una folla di soldati sboccarono su una piazza formata da molti padiglioni disposti in giro, nel centro del quali, sotto una gran quercia, era teso quello del capitano. Vi s'era radunato il fiore dei caporali dell'esercito; scavalcarono, e furono messi dentro. Dopo cortesi, ma brevi accoglienze, vennero portati due sgabelli, sui quali sederono volgendo le spalle alla porta.
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