Fece un saluto umile e profondo, e disse:
- Glorioso signore! l'importanza del messo ch'io reco alla vostra magnificenza m'ha costretto presentarmi a quella sotto un nome che non è il mio. Se in ciò v'offesi, umilmente vi chieggo perdono; ma, come potrete conoscere da voi stesso, il segreto era troppo necessario, nè quegli che a voi mi manda poteva commettersi ad altri che alla vostra gloriosa fede.
A queste parole rispose brevemente Consalvo, che non mancherebbe a chi si fidava di lui, e che esponesse. D. Michele consegnò la lettera del duca: ebbe il salvocondotto, e tornando al suo signore con quello, lo fece sicuro che il segreto della sua venuta in Barletta sarebbe stato custodito da Consalvo.
Aggiunse poi quanto si riprometteva dalle ricerche del suo nuovo amico il podestà; onde il Valentino, contento dell'avviamento che prendevano le cose sue, si tirò il cappuccio su gli occhi; e, chiuso nel mantello, uscì dall'osteria. Si fece condurre da un battello alla parte di dietro della rôcca, ove Consalvo, rimastone così d'accordo con D. Michele, avea mandato un uomo ad aspettarlo. Gli fu aperta una porticella; e su per una scaletta segreta, e per certi bugigattoli giunse alla camera del capitano spagnuolo.
Non crediamo necessario di dar minuto ragguaglio di questa conferenza.
Espose in sostanza il Valentino con una mirabil chiarezza la somma delle cose d'Italia, le forze, le speranze, i timori de' varj Stati. Fece intendere che avrebbe avuto caro accostarsi a Spagna, mostrando d'esservi tratto dal desiderio del bene che poteva venirne ai suoi popoli, ed a cessar le sciagure che incontrerebbero, ove gli Spagnuoli rimanessero vincitori.
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