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      Il podestà annunziava col viso una risposta al complimento.
      - No, no, non serve... dico quel che penso. Voi non mi conoscete. Se pensassi il contrario, vi direi tondo, signor podestà, abbiate pazienza, ma siete un cervellino. Dunque, s'io fossi un ciurmatore, cercherei d'un altro. Ma siccome mi vanto d'esser uomo dabbene quanto chicchessia, e venga chi vuole, così non temo aver che fare con chi tien gli occhi aperti. Ora vi voglio dir tutto, e neppure avrete a prestar fede alle sole parole; vedrete fatti, ed allora potrete conoscere d'esservi impacciato con un galantuomo.
      Qui cavò fuori una sua filastrocca che egli era stato gran peccatore, e per avere il perdono era andato al Santo Sepolcro; che un eremita del Libano l'aveva finalmente assolto, dandogli per penitenza che dovesse per sette anni girare il mondo, ed ove trovasse da far opere buone, e fossero di qualunque sorta, avesse ad adoperarvisi, a costo eziandio della vita, contentandosi di viver umile e povero; ch'egli così facendo poneva in beneficio degli uomini le forze e 'l sapere acquistato ne' suoi lunghi viaggi in Persia, in Siria ed in Egitto.
      - Ora, - proseguiva, - intenderete perchè con tanta premura m'accinga a liberar questo vostro amico dal suo amore e da quei pericoli che potrebbero partorire l'eterna dannazione dell'anima sua. La donna dunque è senza dubbio quella madonna Ginevra di S. Orsola. A voi sta farmi trovar con lei. Potreste temere non fossi un tristo: nè vi fidereste porre chi non conoscete in quella santa casa, ed avete mille ragioni.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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