Le sue tre passioni dominanti erano lo star lontano dalle busse, il rubare, ed il bere tanto vin di Puglia quanto ne poteva capire il suo stomaco, che su questo particolare aveva poco da invidiare a una botte.
Queste sue inclinazioni gli si leggevano in viso; le due prime, in un par d'occhi pieni ugualmente d'avidità e di codardia; l'ultima, in un vermiglio vivissimo, che lasciando pallido il resto del volto si concentrava tutto sulle gote e sul naso. Barba rada e del color di quella d'un becco, labbra pavonazze, ed un corpo che sarebbe stato atto a reggere alle fatiche della milizia se gli stravizi non l'avessero a quarant'anni ridotto floscio e spossato come avrebbe potuto esserlo a settanta.
L'ufficio di costui si riduceva a chiuder la porta la sera. Gli eserciti che guerreggiavano ne' contorni, non aveano mire ostili contra il monastero, onde non era da guardarsi da loro. Le bande de' venturieri che scorrevano il paese non avrebbero osato assalire ottanta uomini chiusi in una buona torre con due falconetti. Ma v'era poi un altro motivo che lasciava dormir sonni tranquilli a Martino Schvarzenbach, quantunque circondato da costoro. Egli s'era condotto colla badessa per guardare il monastero, ma non si credeva per ciò egualmente obbligato ad esser il custode ed il difensore de' ducati, dei fiorini, e dell'avere degli abitanti di quel contado o di chi passava per esso. Come però alla scoperta non poteva andare a pescare nelle borse altrui, aveva per servirci d'una voce moderna preso un carato nella mercanzia esercitata da Pietraccio, e gli faceva spalla ajutandolo co' suoi quando l'impresa lo domandava; nascondeva danari, robe e persone eziandio ove fossero tali da poterne sperare una grossa taglia.
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