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      Zoraide anch'essa ne rimase atterrita. Una natura altera ed animosa va spesso unita a cuore di difficile accesso; ma se alfine pur v'entra amore, quanta rovina! Essa non conobbe pace, nč riposo, nč sonno da quella sera. Passava i giorni sempre in un sol pensiero, sempre aggirandosi colla mente nelle medesime idee senza poter lasciarle, e neppur materialmente occuparsi di cosa alcuna di seguito; soltanto, ma per brevi momenti, sedeva al telaio lavorando ai ricami del mantello destinato ad Ettore, e, tosto alzandosi, passava le ore o seduta al balcone, e, senza che la sua mente v'avesse parte, veniva svellendo i pampini o le frondi che vi facean ombra; o talvolta usciva sollecita, come dovendo far cosa che molto importasse, e poi, quasi dimentica di sč, andava allentando il passo e si fermava cogli occhi volti al suolo, sempre cercando esser sola, e fuggendo pių di tutto gli sguardi della sua amica, che ogni momento le pareva dovesse scoprire ciō che pių d'ogni altra cosa bramava tener segreto.
      Ginevra per parte sua non era meno agitata di lei, e forse i contrasti ch'ella soffriva avevano cagioni anche pių potenti e vaste. L'affetto ch'essa provava pel giovane italiano, prodotto e nutrito da una intrinsichezza antica, e dagli obblighi che gli aveva grandissimi, era fatto ora pių intenso dal frangente in cui si trovavano, dall'idea che forse una morte gloriosa l'avrebbe troncato per sempre, e dal virtuoso rimorso (giacchč nulla pių dei gravi ostacoli suole accender la mente ed il cuore), che l'ammoniva esser obbligo suo tentar ogni via per ritornar col marito, ed allontanarsi da quello che, malgrado la loro scambievole virtų, la teneva sull'orlo del precipizio.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





Ettore