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      .. Non potè reggere a questo pensiero, sospirò, e disse: - I miei peccati son grandi, ma sono pure orribili queste pene!
      Con quell'inquieta sollecitudine che si prova nelle forti scosse dell'animo, si alzò asciugandosi gli occhi col dosso della mano, e si pose ad ammannire quel poco che pensava portar con sè. Nel cercar in un cofano, le vennero fra mano certi ritagli del mantello azzurro di Fieramosca, e gli avanzi del filo di argento col quale era ricamato. Il lettore saprà immaginare che cosa sentì in cuore Ginevra a quella vista.
      Il primo moto fu di prenderli per portarli con sè; ma tosto disse, riponendoli ove gli avea trovati: - No... ogni pensiero di lui deve esser cancellato, e per sempre: saperlo felice per cagion mia, ciò deve bastarmi quaggiù.
      Scrisse alla badessa ringraziandola in poche parole dell'ospizio accordatole, e raccomandando a lei la sua amica: le diceva che un motivo gravissimo l'obbligava a partirsi senza toglier commiato, e che sperava fra non molto trovarsi in parte onde avrebbe potuto darle più chiara contezza dell'esser suo.
      Compiuto così quest'ultimo uffizio, nulla più le rimaneva da fare al monastero; ma non voleva partire innanzi sera. Avanzava un'ora circa di giorno, e si dispose d'aspettar la notte pazientemente seduta al balcone: nè vi poteva esser per lei in quel momento modo più travaglioso di passar il tempo. Se volgeva lo sguardo all'interno della camera, la vista del piccolo involto che aveva deposto sulla tavola, e dovea esser con lei in un viaggio tanto angoscioso, le anticipava, per dir così, que' dispiaceri: se guardava il letto rifatto come il solito dalla conversa, pensava che v'era entrata la sera innanzi per l'ultima volta, e Dio solo sapeva dove avrebbe dormito la sera vegnente.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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