Com'ei si fu accertato che le cose andavan bene, scuotendosi d'indosso la polvere e non restando di brontolare, s'avviò a casa sua per rivestirsi, e trovò il cortile pieno della brigata che tornava dalla giostra. Consalvo, il duca di Nemours, le donne e i baroni erano giunti in tempo per vedere l'ultimo di questi asini sulle spalle di Diego Garcia, ed udito come stava la cosa, tutti ridendo e motteggiando diedero il passo al barone Spagnuolo, e salendo nelle stanze preparate per la festa rimasero aspettando l'ora di porsi a tavola.
Nella sala d'ingresso che dava adito alle camere di Consalvo, lunga cento passi andanti, era stata disposta una gran tavola a ferro di cavallo che la girava tutta e poteva servire a circa trecento convitati: nel lato più lontano dalla porta, ed al sommo della parte convessa di questa tavola, erano quattro seggioloni di velluto a frange d'oro per il duca di Nemours, Consalvo, D. Elvira e Vittoria Colonna. Sul loro capo pendevano dalla parete i gonfaloni di Spagna, le bandiere della casa Colonna ed i pennoni dell'esercito, tramezzati di trofei composti de' più ricchi e lucenti arnesi con vaghissimi pennacchi sugli elmi, e tante gale e tante gioje ch'era un tesoro. Da certi buchi lasciati nella tavola che era larga convenientemente, uscivano ad uguali distanze arbusti d'aranci, mirti, giovani palme, pieni tutti di frutti e fiori, ed un'acqua chiara e fresca condotta per tubi sottili, zampillando di sotto fra quelle frondi, ricadeva in vaschette d'argento dove guizzavano pesci di cento colori; su pei rami di quegli arboscelli svolazzavano uccelletti, i quali senza che apparisse, vi stavan legati con crini di cavallo, ed essendo cresciuti in gabbia e domestici, cantavano senza temere la vista o il romore di quella compagnia.
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