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Sedutosi Consalvo fra Vittoria Colonna e il duca, pose alla destra di questi sua figlia, che aveva accanto dall'altra parte Ettore Fieramosca, ed incominciò il convito. I suoi cortesi modi verso D. Elvira erano stati tali in tutto quel giorno, che la giovine Spagnuola, di cuore vivissimo, non poteva non sentirsene presa, udendo tanto più lodare da tutti ed aver in pregio quegli che seco gli usava. Sedendo vicini a mensa seguivano fra loro i soliti ragionamenti pieni di piacevolezza; a poco a poco però la fronte dell'Italiano si copriva come d'una nube, le sue risposte erano men pronte, poi quasi non venivano a filo delle proposte. D. Elvira lo guardò sott'occhio con dubbio misto d'una leggiera impazienza, e vistolo più pallido, e che, abbassati gli occhi, rimaneva come sospeso, quasi si volea persuadere esser essa cagione di questo cambiamento. Un tal pensiero la rese indulgente; così anch'essa pose fine al discorrere; e rimasero ambedue per lungo tempo in silenzio fra il romore e la festa del resto della brigata. Ma la povera Elvira si lusingava troppo: la cagione del turbamento di Fieramosca era ben tutt'altra, ed era nata per una fortuita combinazione. Al luogo ove sedeva, aveva rimpetto i larghi finestroni della sala divisi da due colonnette gotiche, e pel caldo essendo lasciati aperti si vedeva al di fuori, tutta la marina col Gargano tinto del bel ceruleo che prendono i monti sul mezzogiorno quando l'aria è limpida e serena: fra mezzo sorgeva dal mare l'isoletta e il monastero di S. Orsola, e potevasi discerner persino, come un punto oscuro sulla facciata rossiccia della foresteria, il balcone di Ginevra sotto la vite che gli faceva ombra.
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