In quel luogo, ed a quest'ora era certissimo che nessuno poteva impedirlo: il gridare sotto quelle volte, mentre la festa era nel maggior calore, non sarebbe stato udito. Trovandosi dunque sicurissimo, propose in cuor suo, poichè gli avanzava il tempo, di goder senza fretta d'una fortuna tanto feconda.
Finalmente un sospiro profondo uscì dal petto della giovane, e fece alzare i veli che lo coprivano. Aprì un momento gli occhi, e tosto li richiuse. Gli aprì la seconda, la terza volta, poi cominciò a fissarli nel volto che si vedeva star sopra immobile e sconosciuto: ma lo vedeva materialmente soltanto, senza che la mente ricevesse nessuna idea da quella vista: pure i suoi occhi non potendo reggere all'immagine di quel viso sfigurato, si volsero altrove, lentamente, con un moto così languido, che avrebbero messo compassione in ogni altro. Nel tornarle a poco a poco il senso, la prima memoria che la percosse fu quella di Fieramosca sulla loggia ai piedi di D. Elvira.
- Oh Ettore! - disse articolando appena le sillabe: Dunque era vero, e son tradita da te!... e portando sugli occhi e sulla fronte le palme delle mani, stette così alcuni momenti. Al Valentino, udito quel nome, si contrassero leggermente le labbra con un sorriso rabbioso.
Ginevra si ricordò allora soltanto che doveva esser nel suo battello, ed alzandosi sul gomito per tentar di rizzarsi, sentì il morbido del letto: aprì gli occhi spaventata, vide il duca, e gettò un grido che la mano di lui le troncò nelle fauci, afferrandola alla gola, e respingendola a giacere.
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Fieramosca Elvira Ettore Valentino
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