Perche di tutto quel, che soggiace alla intelligenza nostra, vi sono due estremi, & un mezzo; delli quali uno è eccellente, & di una essentia altissima, come sono le sostanze separate, & immateriali, alla cui idea (come ben le assomiglia Aristotile) non altrimenti si confà l'intelletto nostro, che si faccia l'occhio della nottola allo splendor del Sole. Un'altra sorte all'incontro ve n'è infima, & bassa, come sono la Materia, & certi primi principij delle cose, li quali per la pochissima essentia loro, non possono formare quasi niuna imagine di loro stessi nell'intelletto, la onde possano esser compresi, & intesi da noi.
Nel mezzo di questi due estremi sono le specie materiali delle cose composte, e manifeste al senso: le quali, come per altro sieno oggetto assai proprio alla cognitione humana; tuttavia hanno queste ancora due difficoltà notabilissime, per le quali non si possano perfettamente conoscere. Una è, perche in ciascuna cosa sono alcune differenze interiori, & alcune proprietà, quasi di natura celesti, alle quali il debol lume dell'intelletto nostro non può penetrare, se non per via di conietture, & molto debolmente. L'altra è, che ogni nostra cognitione havendo origine da i sensi, & questi per varij loro mancamenti tal volta ingannandosi, è forza che bene spesso l'intelletto s'inganni ancor lui, & intenda una cosa per un'altra. Et quì lascio una terza difficoltà, al quale non ha riparo, & è forse la maggior di tutte; quel, che la malitia de' malvagi huomini adoperi quasi in tutte le cose, di adombrare in modo la verità, & sofisticar le scienze, che mette in confusione, &, mi fa dire, è causa quasi della distrutione di quel poco, che si sà. Hor se l'intelletto nostro hà tante difficoltà nelle cose, che sono al senso manifeste, qual cognitione direm noi poter havere d'infinite altre, che non si appresentano a' sensi?
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Aristotile Sole Materia
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