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      Dalla fama poi, perche tutto quel, che si dice, ò si scrive può esser vero, ò falso; quanto par debolezza di giuditio à creder di subito l'affermativa, che sia così; tanto all'incontro si può imputare à temerità à conchiudere, ch'una cosa tenuta, et accettata per vera di commun parer de' Savi, 6 tanti secoli, sia falsa, ò sia qualche vana inventtion d'huomini.
      Maggiormente, che il vero, & il falso, secondo che io truovo ne i principij morali, per dubbio che sia, si discerne per via di coniettura, da tre forti inditij, ò dalla cosa istessa, che si dice, ò dall'autore, ò dal modo. Quanto alla prima coniettura, è cosa certa che in tutte le cose sono i suoi estremi, & i suoi mezzi, & in quelle specialmente, che si ravvolgano nelle opinioni degli huomini, altre son vere, altre son poste per modo di figura, altre son superstitioni delle genti, & altre son mere favole, & fantasie. Delle quali non faccendosi distintione, agevolmente si incorre in quel detto d'Aristotile, che chi riguarda à poche cose, presto dice. Et di quì nascono altri inconvenienti, perche si passa da un genere all'altro, et si viene per lo piu à inferir conclusioni si fatte esorbitanti, & che per avventura non sia stato detto dell'Alicorno altrimenti, che dell'Asino d'oro d'Apuleio, delle Sirene d'Homero, dell'Harpie, del Minotauro, & simili altre inventioni, le quali non han paragone nessuno con quel, che si truova dell'Alicorno: anzi dove elleno contengono in se qualche buon sentimento, tuttavia per essere allegate fuor di proposito, vengano riputate per ciancie, con poco honore ancora di quei buoni autori, che alle volte vi hanno compresi altissimi significati.


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L'alicorno
di Andrea Bacci
1573 pagine 78

   





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