Come questa dell'Alicorno, veggendosi apertamente che in processo di tempo ritrovandosi pur cosa vera, ne fu scritto tuttavia con maggior chiarezza, fin' da Aristotile. Il quale scrivendo con tanto giuditio le cose degli animali, & di alcuni di quelli dell'India, de' quali eli puotè haver notitia interamente, per favor (come nota Plinio) d'Alessandro Magno; è necessario, non solo ha del ragionevole, che s'egli non fosse stato piu che certo dell'Alicorno, non ne havrebbe fatta pur mentione, non che scritta la historia. Si come egli non scrisse anco del Minotaro, ne de' Centauri, ne di si fatte novelle sopraddette, riputandole senza dubbio, per quel, che elle sono, semplicemente inventioni d'huomini, & favole, ò poesie. Al detto d'Aristotile poi si rapportano tanti altri nobili scrittori, se ben per non essere stata fin'à quei tempi la notitia di questo animale molto chiara, è stata causa, che gli autori, & prima Aristotile ne hanno toccate le specie solamente, che a' tempi piu posteri Plinio, & altri ne scrissero piu distesamente. Et con tutto che tra loro si ritruovi qualche diversità, non si deve però arguire per incertezza, ne per falsità della cosa; perche i posteri fu forza, che in qualche parte variassero un dall'altro, non già per contrarietà da quelli primi, ma perche n'hebbero tuttavia piu particolari, & piu certe informationi, & ne poteano scrivere piu risolutamente. In quel, che poi differiscono tra loro, chi non sa, che se ben la cosa è sempre la istessa, & la verità è una sola, & non piu, i concetti però degli huomini son varij, & variansi parimente le parole, le quali havendo riguardo la, onde possan variarsi nella cosa istessa, agevolmente s'accordano, & tutte quante à suo senso tornan vere?
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