L'altra è, che quando ben'ella fosse stata per alcuni tempi presa; dobbiamo però ricordarci, che la regione, dove si genera questo animale, è lontanissima, & quasi negli Antipodi, che à condurlo in queste bande (lasciamo andar la sua stranezza, & che non si domestica mai) saria stato impossibile, per la varietà, quando altro non ostasse, dell'aria, del cielo, & de' paschi. Il che veggiamo tal volta in qualche animale di queste circonvicine regioni, quanto malamente si cavono del loro natìo paese, & se pur si conducono altrove, ci vivan poco, come i Cammeli, & già gli Elefanti. Et poi che bisogna sempre contrastar con l'altrui poca esperienza, di questo ne habbiamo hoggi un'esempio tra gli altri chiarissimo, per le relationi di Pietro Gillio, gentil'huomo Franzese, scritte dal Cardinale Armignac gli anni passati, che il Signor Armonte era Ambasciatore di S. M. Christianissima appresso di Solimano gran Turco, quando egli fu nella guerra contra'l Soffi re di persia. Racconta il Gillio, che nel ritorno da quelle bande verso Europa, per diligentia incredibile, che il Signor Armonte usasse di condurre un'Elefante, ch'egli s'havea fatto dimestichissimo, per presentarlo al re di Francia suo Signore, egli non potè mai passare i confini della Soria, che con gran dispiacere di quel Signore se ne morì. Et perche questa historia non sia senza qualche eruditione, di ciò rende la ragione, che habbiam detta di sopra, Eliano; il quale nel libro X al cap. XVIII scrive, che gli Elefanti come si veggan tirati in paesi strani, ò per qualche sentimento ch'eglino habbino, ò pur che l'aria, et i paschi altrove non gli comportino, cascano per lo piu morti di malinconia, ò si danno in un pianto grandissimo, & versano dirottamente tante lacrime, che si acciecano.
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