Come mi ricordo haver letto in Pavolo Diacono, che al tempo di San Gregorio Papa, per una inondatione eccessiva, che allhora venne nel Tevere, vi entrò dal mare una Balena, la quale scorse con spavento grandissima del popolo per tutta Roma, & alla fine restò morta: della quale si è vista fino à questi giorni una costa attaccata per maraviglia in Santa Maria del Popolo, piu di dieci piedi lunga, & grossa smisuratamente. Et di simili ossa ha del verisimile, che alcune si accomodino hor à una guisa, hor à un'altra, & tal'una paia un corno, che poi nel vulgo si acquista nome di qualche miracolo, ò d'Alicorno.
Quella tazza, che fu presentata à questi giorni al Gran DUCA COSIMO dal sig. Don Alvaro di Mendez Portughese, donatagli dal Re di Narsinga in India, dirò con buona gratia sua, che non è veramente d'Alicorno, il che manco quel Signore afferma di certo. Perche è di diametro un buon furcolo della mano, di color livido, et scuro, con una macchia in fondo nera, ne di peso grave, ne piu densa, che sia ogni altro corno. Però io credo piu tosto, che quel corno fosse di uno di quelli grandi animali, che poco fa descrivemmo, secondo M. Polo Venetiano ritrovarsi in Basma, & in Macino regioni della Tartaria, ch'era grande quasi quanto un'Elefante di color nero, & sporco, & con un gran corno pur nero in fronte, che parimente lo tengano in quelle bande, & l'usano per Alicorno (come dicono) contra veleno.
Il che si provò chiaramente al paragone di quel precioso tronco d'Alicorno, che ne fece vedere il Gran PRINCIPE; perche questo risponde con tutte le sue fattezze à quelle, che gli assegnano Eliano, & Solino; cioè che è sodo di sua sustanza uniforme, bianco, & fuora via con certi lineamenti à striscie, che da alto à basso gli si ravvolgano intorno.
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