Ma l'utilità di queste povere e buone bestie non cessa alla loro morte: la carne del bove è uno dei nostri quotidiani e più sostanziosi nutrimenti: della sua pelle conciata si fa il cuoio, quel cuoio che i calzolai adoprano per fare scarpe e stivali. La pelle dei vitelli serve anch'essa a far tomai, mantici, cinghie e finimenti da cavalli. Gli ossi e le corna dei bovi sono lavorate dal tornitore, dal fabbricante di pettini: e colle cartilagini, i tendini e le raschiature delle loro pelli, si fa la colla dei legnaiuoli. Perfino il pelo della loro bocca è utile: esso serve a imbottire i cuscini da selle e i basti.
- Dunque l'esser chiamato bue non è un'impertinenza! sento che è una bestia tanto per bene! Io non potrei, neanche a campar cent'anni, fare una sola delle tante cose di cui è capace un bove. Io non ho la sua forza, nè....
- Figliuolo mio, il confronto non regge. L'uomo non può nè dev'esser paragonato alla bestia. Egli ha l'intelligenza, la ragione e quindi la scelta tra ciò che è bene e ciò che è male. L'uomo non potrebbe, è vero, sobbarcarsi alle fatiche del bove; ma colla forza della sua volontà e del suo genio, rende fertili le terre meno ospitali, traversa l'oceano sopra fragili barche, abbatte e fora i monti, conta le stelle del firmamento e inventa macchine portentose.
Quel bambino ha dunque avuto torto dandoti del bue, prima perchè aveva l'intenzione di darti un dispiacere, poi perchè non c'è nessun termine di confronto fra una povera bestia, i cui occhi sono sempre condannati a guardar la terra, e l'uomo che può e deve sollevarli al cielo, e dal cielo a Dio.
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Dio
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