Quando furono le undici, la signora Maddalena ci dette il permesso di merendare.
Lei, poverina, aprì la cassetta del vecchio tavolino intarlato e tirò fuori un gran cantuccio di pane nero, tanto duro e risecchito che pareva di legno. Io mi sentii turbata, e siccome mi trovavo proprio accanto a lei, non sapevo risolvermi a levar dal paniere il mio pane bianco, con quell'uva fresca. Mi pareva che la vista di quelle buone cose dovesse affliggerla o ricordarle i suoi bei tempi.
A un tratto mi venne un'idea, un'idea da bambine. Richiusi il paniere e ripresi il mio ago torto.
- Perchè non mangia? mi chiese la signora Maddalena. - La poverina ci dava del lei.
- Sono stizzita con la zia, risposi senza alzare il capo.
- Perchè? Si è scordata di darle la merenda?
- Tutt'altro! Guardi! - E cavai fuori la mia colazione. Gli è che quando sono in campagna, non farei altro che mangiare pane scuro, proprio di quello nero, da contadini. Ha un sapore! E la zia si ostina a volermelo dar bianco.
- La mamma vorrà così, osservò la maestra.
- La mamma? risposi con vivacità. Oh la mamma non bada a queste sciocchezze; sa che sono sana e ha caro, anzi, che mi avvezzi a mangiare di tutto.
La signora Maddalena era diventata rossa e rigirava il suo cantuccio tra le mani con aria indecisa.
- Non vuol dire, ripresi con simulata rassegnazione. Non mangerò. Per un giorno non si muore.
- Se il mio non fosse così duro.... balbettò la povera vecchia.
Non la lasciai finire.
- Sarebbe così gentile da barattarlo col mio? dissi tutta contenta.
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Maddalena Maddalena Maddalena
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