Ci avete mai pensato, voi, al volo degli uccelletti, a questa loro mirabile attitudine, per mezzo della quale percorrono, in pochi minuti, tanta immensità di cielo?
Tutti voi conoscete certamente i piccioni, non è vero? E saprete forse che in tempi molto lontani dai nostri, si metteva a profitto la loro rapidità nel volo, per inviare messaggi, lettere, notizie da un paese all'altro. Ebbene: uno di questi messaggeri fa in un solo giorno più cammino di quello che possa farne un uomo in sei giorni.
Che ve ne pare? Quando studierete la storia naturale, imparerete come, oltre le penne, tutta la struttura del corpo dell'uccello, contribuisca a dargli quella grande leggerezza che agevola il suo volo.
Chi di voi non vorrebbe, per un giorno solo, diventare un uccelletto, sol per volare nel luogo o presso la persona che vi è più cara? Quanti bambini volerebbero dalla loro mamma lontana, o al paese dove sono nati e cresciuti e dove riposano in pace le ossa dei loro nonni!
Ma se a noi furono negate le ali, abbiamo però il pensiero, il volatore instancabile, che non posa un minuto, e per il quale le immensurate distanze che ci dividono dalla stella più lontana, sono appena un punto, un atomo, un'ombra. Il pensiero corre ai cari assenti, ai morti, ai non nati: si sprofonda nelle viscere della terra, e vola al di là delle stelle: interroga il gracile organismo del fiorellino di campo, e s'inalza fino a Dio: e là solamente il gran pellegrino s'acqueta e riposa.
Che dirvi del canto onde queste soavi creature ravvivano e fan lieta la terra?
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Dio
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