L'uccello mosca! Ma è egli possibile immaginare, nel suo genere, una creaturina più leggiadra e più di questa perfetta, nella sua prodigiosa piccolezza?
Chi, se non un Divino Artefice, avrebbe potuto cospargere di tante fulgide gemme quei corpicciuoli delicati, che brillano nell'azzurro o si nascondono nel calice d'una rosa? E come se ne tengono della loro bellezza, i gentili animaletti! Si lisciano sempre le piume col becco e cercano di conservarne intatto lo splendore.
Vivaci oltre ogni dire e battaglieri, aggrediscono uccelli molto più grossi di loro, li tormentano, gli inseguono con persistenza, li minacciano negli occhi e riescono quasi sempre a metterli in fuga.
Ma eccoci alla regina di tutti gli uccelli, alla terribile e maestosa aquila, i cui occhi, dicesi, sostengono, senza restarne abbagliati, lo splendore del sole. Dotata di una prodigiosa forza muscolare può lottare contro i più fieri uragani e varcare intere catene di monti con un camoscio o una pecora tra gli artigli.
L'aquila costruisce il nido nelle fratture di roccie inaccessibili, sul margine dei precipizi, in tutti quei luoghi, insomma, che l'istinto le suggerisce più acconci alla sicurezza dei suoi piccini.
Voracissima e crudele, essa non ha sdegnato neppure le vittime umane e spesso qualche innocente bambino è divenuto sua preda.
Nell'isola di Sike, in Scozia, una donna aveva lasciato in un campo un fanciulletto. Un'aquila prese il bambino cogli artigli, e attraversando un lago assai esteso, andò a deporlo sopra uno scoglio.
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Divino Artefice Sike Scozia
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