- Un paio di calze! ripetè la Gemma, allungando, il labbro di sotto con un visibile segno di disgusto. - Non le pare un regalo troppo...troppo rozzo?
- No, rispose con serietà la maestra, no, fanciulla mia: quando un regalo, per modesto che sia, è offerto col cuore, non c'è rozzezza che tenga. Eppoi s'io fossi una mamma, preferirei che la mia figliuola, prima di applicarsi a dei gingilli eleganti ma inutili, si addestrasse nei lavori necessari.
- Facciamo dunque le calze! disse la Gemma, che poi in fondo era una bambina assai docile. Crede però che i soldi sieno sufficienti?
- Mi pare. Cinque once di cotone a quindici centesimi l'oncia, fanno per l'appunto settantacinque centesimi.
La Gemma battè le mani della contentezza e fece subito comprare il cotone.
La maestra le avviò la prima calza, le scrisse sopra un pezzetto di foglio le regole da osservarsi, e così la Gemma potè, a tempo avanzato, finire il suo lavorino.
Non è a dire se la mamma lo gradisse. Alcuni parenti le regalarono, per la sua festa, molte belle cose, fra le quali una pelliccia di martora col manicotto eguale. Ma nessun dono fu più caro alla mamma di quello al quale aveva lavorato la diletta sua figliuolina.
Ditemi un po', fanciulle: se io vi ricopiassi, qui sul libro, le regole date alla Gemma dalla maestra, non farei una cosa santa?
Io vedo già parecchie bambine che vanno dal merciaio a comprare... Basta! Non voglio essere indiscreta. So però di certo che questo raccontino vedrà fare molte paia di calze.
Ecco le regole:
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Gemma Gemma Gemma Gemma Gemma
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